10.3.18

Osservazioni sul Reddito di Cittadinanza


Perché sono contrario al Reddito di Cittadinanza come espansione dell'assistenzialismo

Ritengo, e non da oggi, che le proposte del M5S sul reddito di cittadinanza vadano in direzione opposta a quella di cui l'Italia e i giovani abbiano bisogno oggi e nel prossimo futuro. Voglio condividere l'esperienza personale in una società fortemente imperniata sullo Stato Sociale, come era il Regno Unito del Welfare State negli Anni '80.

Voglio invece a che si avvii un profondo dibattito su come prepararci alla società post-fordista e post-industriale che, dominata da Robotica, Intelligenza Artificiale, e Automazione Generalizzata, caratterizzerà' la Trasformazione Digitale. Questa sarà una società che vedrà una trasformazione del concetto di lavoro profondo quanto e più di quello che si è verificato durante la rivoluzione Industriale. Ma è una discussione su cui mi soffermerò alla prossima occasione.

Negli anni passati nel Regno Unito, e poi in un osservatorio privilegiato come l'Irlanda, ho avuto modo di fare esperienza diretta e indiretta, ma assai ravvicinata, del sistema assistenziale, e dei suoi effetti negativi, nel corso prolungato del tempo, su quella società. Avendo vissuto questo sistema dal suo interno, ed avendone abusato in prima persona, ho maturato un forte convincimento nelle mie tesi.

Nel Regno Unito, a partire dal periodo immediatamente post-Vittoriano, ha dominato una visione dello stato fortemente e sempre più coinvolto nel supporto dei cittadini attraverso misure quali il Sistema sanitario nazionale gratuito, Sussidio di disoccupazione, Sussidi alla famiglia, Sussidi abitativi ed edilizia popolare, che hanno raggiunto il proprio apice negli anni 80.
Negli Anni 80, il sussidio di disoccupazione era circa il 25% dello stipendio medio di circa 120 Sterline\settimana, i sussidi alla famiglia potevano raggiungere il 40% del salario medio, i sussidi abitativi dal 20% del salario medio alla totale gratuità di alloggi popolari.

La mia parte della storia ovvero come ho sfruttato il sistema.
Arrivai a Londra nei primi mesi del 1985 per un soggiorno di studio e lavoro. Il mio primo stipendio era di 52 sterline\settimana, il primo affitto circa 45 sterline a settimana - questo era ovviamente un incentivo a condividere l'abitazione. Comunque, come cittadino UE, avevo tutti i diritti dei cittadini britannici, da subito, inclusi i benefici. Per uno studente affamato e italiano, ci volle poco ad inserirsi nel sistema ed ottenere in poche settimane un sussidio di circa il 20% dell'affitto, ammontare modesto, ma importante in quelle condizioni. Quasi subito, avendo scoperto che come occupante con un singolo reddito avrei percepito il 35% dell'affitto, si provvide immediatamente ad aggiornare i dati con l'ufficio della sicurezza sociale. Di lì a poco mi fu offerta l’opportunità di affittare una casa popolare a circa 40 sterline\settimana, un appartamento di 2 stanze, bagno, cucina, e soggiorno su due piani, un lusso e un'occasione da non lasciarsi scappare. Il "padrone di casa" era un ragazzo di circa 20 anni, senza neanche una licenza media, disoccupato, con due figli e attesa di terzo, moglie disoccupata, genitori di entrambi disoccupati. Questo ragazzo aveva appena ricevuto l'appartamento popolare a titolo gratuito, avanzando rapidamente in graduatoria attraverso la presenza dei figli e del ceto disagiato. Aveva immediatamente deciso che fosse più conveniente affittarsi l'appartamento a nero e continuare a vivere nello scantinato dei genitori. Ovviamente anche percependo reddito (di cittadinanza) per sé, moglie, figli e l'affitto della casa popolare, si arrangiava facendo vari lavori a nero, facchino, carpentiere, e quello che capitava. Il risultato era che all'epoca, lui a la sua famiglia vivevano con quasi 200 sterline settimana, quattro volte il mio stipendio, che veniva speso in buona parte in birra, droghe leggere e pesanti, e tute da ginnastica – senza considerazione moralistiche, questi erano gli hobby più diffusi in quella comunità. Una delle noie, era che si dovesse presentare all'ufficio di collocamento almeno una volta a settimana e sostenere un colloquio sulle opportunità di lavoro disponibili. La maggior parte dei lavori disponibili erano lavori non qualificati, con stipendi tra 45 e 70 sterline a settimana - ovviamente lui si impegnava al massimo per evitare di essere preso in considerazione.  La maggior parte dei suoi amici viveva in condizioni molto simili, gruppi e gruppi di ragazzi che vivevano vite, chi più chi meno, sempre sul filo dell’illegalità e nessun desiderio di uscire dal sistema dell’assistenza sociale.
Questa situazione era ancora lo stesso brodo di coltura della generazione punk del "no future", degli hooligans negli stadi, concentrato nelle periferie delle grandi città, nei centri industriali in disfacimento, negli angoli poveri del paese.
Il mio soggiorno in quell'area non durò molto, e mi trasferii assai presto in una zona più qualificata contestualmente al miglioramento della lingua e delle condizioni di lavoro. Nel tempo ho continuato ad osservare l’evoluzione di questo mondo da vicino e meno vicino.

Questa storia offre molti spunti di riflessione su tematiche ancora molto attuali.
Una delle conseguenze di questo stato di cose è stato il diffondersi di una cultura tribale di sfruttamento e ottimizzazione delle risorse offerte dallo stato sociale, e conseguentemente la crescita di generazioni perse, ai margini della società, che non hanno mai avuto gli strumenti e gli incentivi per liberarsi dalla dipendenza dai sussidi. Quasi tutti hanno visto film ambientati in questo mondo, da quelli di Ken Loach a Trainspotting.

Un altro effetto deleterio su questa parte della società è stato l'incentivo a creare nuclei familiari instabili, basati quasi esclusivamente su relazioni di comodo allo scopo di estrarre benefici maggiori. Questo ha portato al tasso più alto d’Europa di gravidanze adolescenziali, l'atomizzazione delle famiglie, il perpetuarsi di questo stato di cose, con generazioni su generazioni cresciuti in questo ambito.

Insieme agli effetti sulla famiglia, questo sistema ha favorito la descolarizzazione di generazioni di giovani, per cui è più facile trascurare o ignorare completamente l'educazione scolastica, prevedendo già di lasciare la scuola ed entrare tra le fila dei disoccupati al compimento dei 15-16 anni. Un problema talmente acuto da portare, in risposta, ad un sistema scolastico militarizzato, dove le assenze vengono assimilate a reati contro il patrimonio, con coercizione alla presenza scolastica e pene severe per i genitori degli studenti assenteisti. Mentre i tassi di presenza si mantengono relativamente nella norma di altre economie occidentali, le medie delle votazioni sono a livelli più bassi.

L'impatto sul mondo del lavoro era ovviamente altrettanto pronunciato, non solo incentivando la disoccupazione cronica, ma anche un'economia basata sul lavoro a nero per intere fette di popolazione, specializzate non tanto nell'arte di arrangiarsi, quanto nel mantenimento di uno status quo. Un'economia che sfugga a qualsiasi forma di controllo, non solo da parte delle autorità fiscali, ma anche di qualsiasi normativa di protezione dei lavoratori, o di qualità, o di compensazione.

Questo tipo di economia ovviamente deprime i salari per effetto della negoziazione asimmetrica, proprio in quelle aree che più di altre avrebbero bisogno di lavoro stabile e retribuito adeguatamente, anche per compensare ad infrastrutture carenti. La depressione dei salari ovviamente non incentiva l'occupazione, che risulta meno conveniente o interessante del percepimento di indennità, per intere comunità disaffezionate e disinteressate all'inserimento in una società più ampia e competitiva.

Con la depressione dei salari e il rifiuto di lavori meno qualificati, si crea un’opportunità di competizione da parte di una forza lavoratrice di immigrati disponibili a riempire quei ruoli lasciati liberi dalle popolazioni indigene. Con l'immigrazione si crea la percezione dell'invasione, dell'accerchiamento, del furto del lavoro e delle risorse, la diffidenza, il razzismo di ritorno, con le tensioni che ne derivano.

L'impatto della circolazione monetaria aggiuntiva dovuta all'incremento dei benefici porta sì ad un aumento di ricchezza, non generalizzato, ma concentrato nei ceti più produttivi, fornitori di beni e di servizi, che prosperano sull'aumento di consumi e consumatori. Il problema che si fa più pronunciato di giorno in giorno è che, a differenza del welfare di 20, 30 o 40 anni fa, l'automazione e digitalizzazione attenuano significativamente l'impatto sull'occupazione, e l'effetto volano tipico delle teorie keynesiane si riduce ad un minimo. Lo stesso motivo per cui la cosiddetta 'trickle-down policy' produce progressivamente minor effetto sulla società, contribuendo alla concentrazione di ricchezza nelle mani di una percentuale sempre minore di individui, che non hanno bisogno di occupare forza lavoro per raccogliere frutti di investimenti in attività finanziarie, o di tecnologia, o immobiliari, etc.

La rivoluzione Thatcheriana dei tardi anni 80, ha minimamente ridotto la ghettizzazione attraverso politiche di eliminazione della rete di protezione offerta dallo Stato sociale, ma in assenza di effettive politiche del lavoro, di investimenti nella crescita dell'occupazione, ha portato ad un aumento dei tassi di povertà, andando a colpire proprio quei settori più deboli ed esposti. La crescita dei medi Anni 80 e del periodo Blairiano, hanno mitigato gli effetti negativi sulla società, ma la crisi degli anni 2000 e le politiche di austerità dei governi conservatori che si sono succeduti negli ultimi anni, hanno portato ad un'impennata della povertà, della disoccupazione, e dell'incidenza di sindromi neurologiche. Quest'ultimo aspetto, ancora poco studiato e analizzato, si prospetta come una delle conseguenze più intrattabili e potenzialmente distruttive sul lungo periodo. In pratica si osservano sintomi simili a quelli dovuti alla Sindrome da Stress Post Traumatico a livello endemico, si parla di un'incidenza dal 10% and 25%, e per la natura recente del fenomeno, è difficile prevedere quali effetti permanenti questo potrà produrre nella società.

Sicuramente è necessario trovare soluzioni e dare risposte alle istanze che provengono dal Meridione non solo d’Italia, ma anche dal Meridione delle grandi città o delle regioni più ricche. L’alienazione di intere regioni deve essere affrontata e bisogna offrire un piano di rinascita e di crescita insieme al resto del Paese.

La proposta di una facile soluzione del problema strutturale dell'occupazione nel Mezzogiorno, così come offerta dal Movimento 5 Stelle di un reddito di cittadinanza indifferenziato, rischia di produrre danni ancora più drammatici. In una vasta area d'Italia dove abbiamo già una radicata cultura centenaria di assistenzialismo, accompagnato da un'incidenza sopra la media di illegalità diffusa, di malaffare, corruzione, bassa scolarità, limitato senso civico, incrementare la dipendenza dai sussidi, anche alla luce degli effetti dell'esperienza britannica, non sembrano la ricetta ideale.

I sistemi di compensazioni e gli incentivi devono essere disegnati per cercare di ottenere i comportamenti desiderabili, a livello individuale e sociale. In un mondo dove il lavoro viene automatizzato a livelli senza precedenti, dove i compiti diventano sempre più concettuali, mi sembra essenziale concentrarsi su come favorire la scolarizzazione, formazione e riqualificazione su attività e ruoli che abbiano mercato, che preparino ad un inserimento più rapido e stabile nel mondo del lavoro, che aiutino a creare distretti produttivi che attraggano capitali ed investimenti, che favoriscano il miglioramento e mantenimento di infrastrutture moderne.

L'Italia ha bisogno di educarsi e prendere coscienza che investire sui minatori del Sulcis o sull'Ilva o sull'Embraco sono scelte dissennate che assorbono risorse preziose, che perpetuano la credenza popolare nei miracoli degli interventi statali, nel fatto che si possano salvare lavori e industrie obsolete.

Per tutti questi motivi, la proposta di allargare la rete di protezione sociale nella direzione proposta dal Movimento 5 Stelle non è solo la soluzione sbagliata, ma è una frode nei confronti del paese e dei giovani, prolungando l'agonia di una società e una cultura che devono necessariamente cambiare per affrontare la scommessa del futuro.

Nel prossimo articolo, affronterò il problema della prossima Rivoluzione Industriale, la Rivoluzione Digitale 2030


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